Intervista a Maria Elena Boschi per «Il Sole 24 Ore» del 04-11-2025
di Mar.B.
«Questa legge ha segnato una svolta, una chiamata alla responsabilità per tutti, comprese banche e assicurazioni. Non voglio fare battaglie politiche su questa materia e quindi ribadisco che bisogna lavorare tutti insieme per raggiungere l’obiettivo, ma ora non perdiamo più tempo».
Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia Viva alla Camera, è stata la relatrice della legge e pochi giorni fa ha presentato un question time alla ministra del Lavoro Calderone per sapere che fine avesse fatto il decreto attuativo di sua competenza: «Ha detto che arriverà presto. Non voglio fare polemiche, ma ci dia una data e se servono delle risorse, come ha fatto intendere, le trovi in manovra».
E i provvedimenti Cicr e Ivass?
«Su questo purtroppo non possiamo chiederne conto in Parlamento. Si tratta di organismi indipendenti dal Governo su cui non si possono svolgere interrogazioni. Questo non significa che Governo, Parlamento e società civile non possano fare moral suasion su un ritardo non giustificabile».
Ma banche e assicurazioni magari già rispettano le regole?
«Anche se è così non si capisce perché non attuare la legge rivedendo in modo univoco e standardizzato i formulari e attivando come prevede la legge anche la comunicazione al cittadino del suo diritto all’oblio perché qualcuno potrebbe non conoscerlo nel momento in cui gli viene consegnato un formulario che magari è precedente alla legge. I nuovi dovrebbero scriverlo nero su bianco. È una tutela in più».
Ma c’era bisogno della legge?
«Assolutamente sì. Ce lo chiedevano prima di tutto i guariti da tumore, le associazioni dei pazienti come Favo e le altre e i medici di Aiom. È stata una grande battaglia che abbiamo fatto tutti insieme e infatti è stata approvata all’unanimità. C’era una grande consapevolezza a livello trasversale sull’importanza di questa legge che è stata ribadita qualche giorno fa anche dal Presidente della Repubblica Mattarella. La malattia oncologica può capitare a chiunque: oggi con i progressi della scienza si può guarire più che in passato e in futuro si spera ancora di più. Per questo è fondamentale tutelare anche chi guarisce per evitare che subisca discriminazioni odiose».
Come vigilare in futuro?
«La legge stessa prevede che il cittadino possa rivolgersi al Garante della privacy e all’autorità giudiziaria per farne garantire il rispetto. Come Parlamento chiederemo di ottenere uno stato dell’arte sull’attuazione. E poi ci sono le associazioni dei pazienti che già oggi fanno un lavoro importante di controllo».
