Intervista ad Enrico Borghi, di Maria Teresa Meli su Il Corriere della Sera
Borghi (Iv): c'è un fondo di antidemocraticità che non va taciuto.
Enrico Borghi, lei è componente del Copasir che dovrà indagare sull'ultimo caso di accessi abusivi. Si è riaperta la stagione dei dossieraggi?
«La vera domanda è: ma si è mai chiusa questa stagione? Lo spaccato che emerge dalle indagini di un magistrato serio come Cantone è inquietante. Ex presidenti del Consiglio, ministri, giornalisti, pezzi di classe dirigente nel mirino... Tutti esponenti che svolgono funzioni e dispongono di informazioni strategiche per il futuro e la sicurezza del Paese. Non può diventare ordinario che pezzi dello Stato agiscano contro le istituzioni e la politica. Anche perché questo ha un fondo di antidemocraticità che non può essere taciuto».
Cosa ci racconta questa storia in cui è stato preso di mira anche Guido Crosetto?
«Che siamo alle conseguenze perniciose della guerra dei 30 anni tra politica e magistratura, con la rottura dell'equilibrio tra i due poteri innescato all'inizio degli anni '90. Una stagione che va chiusa, abolendo una legge degna della Ddr come la cosiddetta "spazzacorrotti" che tiene ancillarmente il Parlamento al guinzaglio di altri poteri, tornando ad avere il legislatore libero e preservato da attacchi politici o persecutori di altri poteri dello Stato come pensava il Costituente nel 1948, e facendo una riforma della giustizia mettendo al centro i cittadini».
Dossieraggio a parte, in Italia è veramente possibile spiare le vite degli altri?
«Questo è un tema delicatissimo, perché oggi con le nuove tecnologie e con quelle che arrivano (si pensi all'impiego dell'intelligenza artificiale) il potenziale di invasività si dilata a dismisura. Per questo serve equilibrio tra i poteri dello Stato democratico, per assicurare diritti e garanzie di libertà ai cittadini. Se salta questo equilibrio, entriamo nel regime dell'infocrazia autoritaria. Chi controlla i dati e detiene le informazioni, comanda. E che fine fa la sovranità popolare e la democrazia? La vicenda di Perugia apre squarci su un mondo che arriva, non voltiamoci guardando altrove».
Quali antidoti può adottare una democrazia contro i dossieraggi per evitare il ripetersi di queste vicende?
«Il pieno, assoluto rispetto delle gerarchie costituzionali. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti sanciti. Ed è il Parlamento il luogo della sovranità popolare. Esiste il primato della politica sugli altri poteri, a garanzie delle libertà e dei diritti di tutti. E i poteri dello Stato devono rispettare questa gerarchia, che nasce dal voto popolare e si esercita in Parlamento. Chi pensa di sovvertirla è fuori dalla Costituzione. Ma vorrei aggiungere un tema politico a questo proposito».
Quale tema, Borghi?
«Questo è un banco di prova, insieme con la riforma costituzionale, per Giorgia Meloni. Saprà dare fiato alla destra liberale che in un confronto con il centro riformista e con ciò che residua del garantismo a sinistra riformi il sistema? Oppure verrà risucchiata dal richiamo della foresta di un giustizialismo di origine missina che plaudeva nel 1993 allo scardinamento dell'art. 68? Qui si parrà la sua nobilitate, ma a pensarci bene anche il futuro della democrazia in questo Paese».