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Borghi: «Anche Romano Prodi l'ha capito, il Pd non è più quello del Lingotto. Senza noi il campo largo è zoppo»

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Intervista a Enrico Borghi per «Il Tempo» del 18-12-2024

di Gaetano Mineo

II capogruppo in Senato di Iv: «In politica tutto è possibile».

Si compiace quando Romano Prodi riconosce che il Pd di oggi non è più quello del Lingotto. Ma tiene anche a sottolineare che l'ex premier «conferma la nostra intuizione». Ovvero, una riorganizzazione al centro, alleato della sinistra. In ogni caso, per Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia viva, serve un «nuovo» centrosinistra per creare una «vera» alternativa di governo.

Come vede Italia viva questa coalizione di centrosinistra?

«La vediamo come un'esigenza urgente. Serve una coalizione di un nuovo centrosinistra, perché la situazione politica attuale lo richiede. Di fronte a una destra con un volto camaleontico rappresentato da Giorgia Meloni, e una leadership di Matteo Salvini in evidente crisi, c'è bisogno di un'alternativa seria e di governo che possa dare risposte concrete agli elettori nelle prossime elezioni».

Il vostro ruolo in questo nuovo centrosinistra?

«La nostra scelta di posizionarci all'interno del centrosinistra, pur con un consenso che alcuni cercano di sminuire, è in realtà fondamentale. Stiamo lavorando per ricostruire un'area di centro riformista all'interno del nuovo centrosinistra. Questo è l'unico modo per rendere la coalizione davvero competitiva».

Da dove si riparte per costruire questo nuovo progetto?

«Il famoso "campo largo" immaginato da alcuni, incentrato sulla leadership di Giuseppe Conte, non esiste più. Ora serve costruire qualcosa di nuovo. Quando parlo di un nuovo centrosinistra, intendo un progetto che rimetta al centro il riformismo. Serve un centro che non sia il semplice galleggiamento tra polarità opposte, ma una forza capace di proporre soluzioni concrete, moderne e ancorate ai valori europeisti».

Chi dovrebbe guidare questa nuova coalizione, Elly Schlein o Giuseppe Conte?

«Decidere in anticipo chi sarà il leader è un errore. Prima si deve costruire il contenuto, il perimetro della coalizione e capire chi sono i compagni di viaggio. Le leadership, in politica, non nascono in anticipo, ma sono il frutto di un percorso collettivo. Altrimenti si rischia di avere un leader solitario, ma senza un vero progetto dietro».

Pensa che sia possibile vedere Matteo Renzi e Giuseppe Conte nella stessa coalizione?

«In politica, quando ci si trova d'accordo sui contenuti e si riconosce l'importanza del momento storico, tutto è possibile. Oggi il Movimento 5 Stelle sta attraversando una sua evoluzione interna, e nessuno può prevedere dove porterà».

Ha citato più volte il centro. Romano Prodi starebbe cercando di riorganizzare i cattolici del centro alleati con la sinistra. Potrebbe essere un'opportunità per Italia Viva?

«Prodi, in qualche modo, conferma la nostra intuizione. Anche lui riconosce che il Partito Democratico di oggi non è più quello del Lingotto, fondato da lui stesso. La sua analisi è in linea con quanto abbiamo detto noi. Se il Pd si occupa di quello che sta a sinistra e c'è bisogno di una riorganizzazione al centro, il progetto non è nuovo, ma è qualcosa che abbiamo già esposto pubblicamente. Non abbiamo preclusioni nei confronti degli altri, ma chiediamo a chiunque di non avere preclusioni nei nostri confronti. Solo così si potrà costruire un centrosinistra che sia competitivo e in grado di rispondere alle sfide del futuro».

Maurizio Landini, segretario della Cgil, oggi sembra fare più politica che sindacato. Potrebbe essere un vostro interlocutore nel futuro centrosinistra?

«Landini fa il segretario della Cgil, e noi ci rivolgiamo a chi fa politica. Se vorrà intervenire sui temi concreti, ci confronteremo. Ma resta il segretario di un sindacato, come lo sono i leader della Cisl e Uil. È importante mantenere la distinzione tra i corpi intermedi e la politica».