In attesa degli appuntamenti con Teresa Bellanova, oggi, in Liguria, l'intervista alla Ministra Bellanova, pubblicata dall'edizione on line de "il Secolo XIX", di Mario De Fazio.
«Siamo al lavoro per reperire altre risorse. Ma sull'ambiente bisogna cambiare rotta, puntando sulla prevenzione invece che sulla gestione delle emergenze». Il Ministro dell'Agricoltura, Teresa Bellanova, è reduce da un pomeriggio di vertici di maggioranza delicati, con la quadra sulla manovra (e sulle cosiddette sugar tax e plastica tax, avversate dai renziani) non ancora trovata.
Venerdì (oggi, ndr.), accompagnata dalla deputata ligure, Raffaella Paita, sarà in Liguria. E alla vigilia parla delle infrastrutture come di un tema su cui «in Liguria bisogna accelerare, a partire dalla Gronda, perché Genova e la Liguria hanno pagato un prezzo altissimo per la mancata realizzazione di quella infrastruttura».
Un tema che rischia di minare le già esili possibilità di un'intesa tra Pd e M5S alle regionali del prossimo anno: «Dialoghiamo a seconda dei territori ma non possiamo rinunciare alla nostra coerenza: le infrastrutture sono un tema irrinunciabile in Liguria».
Ministro Bellanova, domani sarà in Liguria per una visita istituzionale a Savona dopo l’ondata di maltempo che ha devastato parte della Liguria. Cosa sta facendo il governo?
«Il 2 dicembre scorso nel Consiglio dei Ministri sono stati destinati alla Liguria circa 40 milioni di euro. Primi interventi per fronteggiare l’urgenza. La Regione sta completando il censimento dei danni subiti, che dovrà tramettere alla Protezione Civile al più presto. Il 20 novembre scorso ho chiesto agli assessori regionali all’Agricoltura, incontrati a Roma, di farsi parte attiva perché in questa ricognizione trovino giustamente spazio anche i risarcimenti per il settore agricolo, che dovrebbero essere soddisfatti con successivi stanziamenti per le Regioni colpite. Siamo al lavoro per reperire altre risorse. Per i danni del periodo ottobre 2018-ottobre 2019, proprio ieri ho firmato il decreto di riparto dei 33 milioni disponibili, destinando alle imprese agricole della Liguria circa 900 mila euro. Accelerare le declaratorie per lo stato di calamità significa automaticamente per le imprese sgravi contributivi e moratoria per le rate dei mutui in scadenza».
Il report Climat Risk Index 2020, pubblicato ieri, mette l’Italia al sesto posto nel mondo per morti legate al cambiamento climatico e considera il nostro Paese come uno dei più esposti a rischi. Cosa si può fare di concreto per arginare il fenomeno?
«Invertire totalmente la rotta: politiche di prevenzione del rischio anziché inseguire l’emergenza. Le risorse vanno investite in quella direzione, altrimenti saranno sempre insufficienti. Ce lo ha ricordato il Climate Risk ma sappiamo bene come fragilità del territorio, rigenerazione territoriale, dissesto idrogeologico, erosione costiera, risparmio di suolo siano priorità assolute. Noi avevamo iniziato a farlo nel governo Renzi con Casa Italia e Italia Sicura con cui abbiamo finanziato opere importantissime come quella della messa in sicurezza del Bisagno, attualmente in corso. Risultati certificati su qualità dei progetti attuati e velocità della spesa. Il primo atto del passato governo è stato smantellarli».
In Italia però si spende di più per le emergenze che per la prevenzione. Non servirebbe un cambio di rotta? E la vostra proposta di ripristinare Italia Sicura a che punto è?
«Siamo obbligati a dare risposte dentro una strategia complessiva di cura e riqualificazione, fisica e sociale. Ogni disastro naturale e ogni tragedia lo invocano, e ci ricordano l’obbligo di manutenzione delle infrastrutture ben sapendo che anche i materiali hanno i loro cicli di vita. La crisi climatica è evidente e le nuove infrastrutture dovranno proteggerci da quel che potrà accadere. La consapevolezza sugli scenari futuri è essenziale. In questo l’agricoltura ha un ruolo determinante ed è una parte essenziale di soluzione del problema. Cura del territorio, buone pratiche di coltivazione, cura dei boschi e delle foreste, verde urbano sono fondamentali. Per questo ho assolutamente voluto il bonus verde in Manovra che finanziamo con fondi Mipaaf (Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, ndr). Lei mi chiede a che punto è Italia Sicura. La mia forza politica ha fatto una proposta. Se dipendesse da me la ripristinerei già oggi».
A proposito di misure per l'ambiente: oggi in maggioranza è salita di nuovo la tensione su plastic tax e sugar tax. Troverete una quadra?
«Abbiamo detto fin dal primo momento che questo governo non è nato per produrre microbalzelli, tanto meno penalizzare interi sistemi produttivi. Con sugar e plastic tax si rischia di mettere in ginocchio intere filiere per recuperare cifre esigue. E la Sugar tax può indebolire anche la battaglia che stiamo conducendo in Europa contro le etichette a semaforo mentre noi ci battiamo per etichettatura e tracciabilità. Quella tassa penalizza le nostre imprese agroalimentari di trasformazione ma non si traduce in consapevolezza alimentare né promuove educazione».
La Liguria sconta anche un isolamento infrastrutturale, aggravato dalle vicende recenti (il crollo A6 e la chiusura parziale dell'A26) legate alle autostrade. Come se ne esce?
«Riconoscendo il vulnus del deficit e la necessità di nuove infrastrutture. Aggiungerei altre priorità a quelle indicate: monitoraggio degli investimenti dei concessionari autostradali, controllo dei viadotti, un grande piano di manutenzione del territorio ordinaria e straordinaria. Mi sembra che la retorica del dogma "no nuove opere" abbia già fatto abbastanza danni. Sì alle nuove opere necessarie, ambientalmente sostenibili e compatibili. Ad esempio, sì alla Gronda, perché Genova e la Liguria hanno pagato un prezzo altissimo per la mancata realizzazione di quella infrastruttura. Sì al raddoppio ferroviario del Ponente che va completato. Accelerazione delle opere in ritardo. Ci sono parlamentari di IV del territorio che hanno chiesto un Tavolo straordinario sulla Liguria. Condivido assolutamente».
A proposito di autostrade, il M5S continua a insistere per la revoca delle concessioni ad Aspi dopo il crollo del Morandi: cosa ne pensa e quando sarà presa una decisione?
«Non mi risulta che tra forze di maggioranza si sia ancora discusso di questo. Non demonizzo i privati e non mitizzo il pubblico: voglio che le cose funzionino bene e che le opere siamo sicure. E che chi le gestisce, chiunque sia, agisca dentro una cornice di obblighi e verifiche dettate dal pubblico. Stiamo trattando materie complesse e la nostra responsabilità è quella di dare risposte ai cittadini e farli sentire sicuri».
Visti i suoi trascorsi da sindacalista e viceministro al Mise, come giudica l’annuncio di Arcelor Mittal sugli esuberi e quali margini vede per una soluzione per l'ex Ilva?
«Guardo a quell’annuncio con moltissima preoccupazione perché dietro i numeri ci sono persone e famiglie. Le parti devono tornare al tavolo di confronto, e su quel tavolo individuare soluzioni con il Governo come garante dell’accordo sottoscritto nel settembre scorso. Il grado zero è questo. L’ex Ilva è una vertenza nazionale e tale deve essere considerata da tutte le parti. I margini per la soluzione vanno individuati al tavolo, senza alibi di nessun tipo. La base di partenza è l’accordo di settembre. Non ne vedo altre».
Lei sarà anche a Sestri Levante e Spezia per due incontri politici. Il prossimo anno si vota qui in Liguria: che ruolo giocherà Italia Viva ed è favorevole a cercare un’intesa anche a livello regionale con il M5S?
«Italia Viva ci sarà e farà per intero la sua parte. Sul territorio abbiamo una classe dirigente di spessore, e dovunque registriamo molto interesse e numerose adesioni. Quanto ai rapporti con i 5Stelle, in ogni territorio si verificheranno le condizioni di eventuali intese. Certo noi non possiamo rinunciare alla nostra coerenza su temi fondamentali per lo sviluppo e la crescita. Le infrastrutture sono un tema irrinunciabile in Liguria».