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Bellanova : «I quesiti promossi sul Jobs act non migliorano la vita dei lavoratori»

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Intervista a Teresa Bellanova per «La Gazzetta del Mezzogiorno» del 01-06-2024

di Alessandra Colucci

Teresa Bellanova, ex ministro ed esponente di spicco di Italia Viva, qual è la vostra posizione in merito ai cinque quesiti per l'appuntamento referendario dell'8 e del giugno prossimi?

«Sui quesiti che si riferiscono al Jobs act, la nostra posizione è per un no convinto. Per gli altri due quesiti, che non c'entrano con il Jobs act, non si dà indicazione di preferenza, invece per quanto riguarda il quesito riferito alla cittadinanza, la nostra posizione è a totale sostegno del sì».

Perché?

«Perché non è più tollerabile che persone che sono nel nostro Paese, che pagano le tasse qui, che lavorano qui debbano aspettare dieci anni, più gli anni che servono alla burocrazia, per poter accedere a un diritto fondamentale che è quello della cittadinanza».

Lei ritiene che la politica sia entrata a gamba tesa nella questione referendaria?

«I referendum riferiti al Jobs act non hanno nessuna ragion d'essere perché alcune modifiche sono state già apportate dalla Corte costituzionale e i quesiti che sono stati ammessi non migliorano per nulla la condizione dei lavoratori e delle lavoratrici, al contrario. La Corte, nell'ammettere i referendum, ha detto che se il primo quesito dovesse essere approvato, si corre il rischio che peggiori la condizione delle persone».

Per quale ragione?

«Perché, a differenza di quanto viene detto in modo propagandistico dai promotori del referendum e da quelli che si sono accodati al referendum, nel caso in cui il primo quesito dovesse essere approvato, di fronte a un licenziamento illegittimo, le persone passerebbero dall'avere un indennizzo di 36 mensilità a 24 mensilità. Non solo: perle figure più fragili, e stiamo parlando di persone che vengono licenziate dopo un lungo periodo di malattia odi infortunio odi quelli che hanno le disabilità fisiche o psichiche e che oggi godono di un collocamento obbligatorio, mentre con il Jobs act c'è la reintegra obbligatoria, con l'applicazione del quesito si torna alla modifica che fu fatta dal governo Monti-Fornero e quindi è il giudice che decide se queste persone rientrino o meno sul luogo di lavoro. Insomma, il quesito va proprio contro quelle persone che più hanno bisogno di tutela».

Cosa pensa degli inviti all'astensione?

«La seconda carica dello Stato, per non fare riferimenti precisi, fa un grave errore. Quando si rappresentano le Istituzioni, a quel livello, si toglie la maglietta della politica e si è rappresentante di tutti. Non bisognerebbe fare questi appelli a non partecipare al voto. Noi, come forza politica, e io personalmente, invitiamo le persone ad andare a votare e a votare come ho detto in precedenza. Dopo di che, siccome è previsto un quorum, è anche legittimo, da parte di chi ritiene di non condividere completamente questa scelta, di non partecipare. Però il mio appello resta quello di partecipare».