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Amministrative, Napoli, Rosato: "Non basta un patto fra tre partiti per salvare la città dal deficit"

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Intervista di Ciriaco Viggiano, "il Riformista", 29 maggio 2021.       

La strada tracciata da Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali basterà per salvare Napoli dal debito-monstre? Sì, secondo Gaetano Manfredi che sulla base di quella strategia ha accettato la candidatura a sindaco per il centrosinistra. All'interno della coalizione, però, chi nutre perplessità non manca. È il caso di Ettore Rosato, vicepresidente della Camera e coordinatore nazionale di Italia Viva, secondo il quale «un patto tra tre partiti non risolve il problema dei debiti di Napoli».

Ecco la principale obiezione di carattere politico che, al pari di Rosato, molti addetti ai lavori muovono al patto per Napoli annunciato da Pd, M5S e LeU: senza un'ampia convergenza in Parlamento, le misure previste rischiano di rimanere lettera morta lasciando il capoluogo campano sotto il peso di cinque miliardi di passività complessive.

Onorevole, che senso ha quell'accordo?
«È una mera prova di compattezza da parte di tre partiti che avevano bisogno di dimostrare di riuscire a lavorare insieme. Vedremo a dicembre in che cosa quel patto riuscirà a concretizzarsi. Certo è che tutte le forze politiche devono concentrarsi sui problemi di una città così importante per l'Italia come Napoli».

Sta dicendo che quell'accordo conto, basato sulla gestione commissariale del debito e l'incremento del Fondo per il riequilibrio del bilancio dei Comuni, è inutile?
«Un patto tra tre partiti non risolve il problema. Se bastassero certe dichiarazioni, Napoli sarebbe la città più ricca d'Italia. Più saggio sarebbe stato discutere con tutte le forze politiche, a cominciare dare da quelle di centrodestra, perché è necessario l'impegno di tutti i partiti per sostenere i Comuni in crisi finanziaria e definire regole chiare affinché certe situazioni non diventino strutturali. Così come sarebbe stato opportuno discutere del merito del provvedimento con il ministro Daniele Franco».

Intanto quell'accordo configura Napoli come unico laboratorio in cui l'alleanza tra Pd e M5S viene sperimentata fino in fondo: come commenta questo dato politico?
«In realtà credo che Napoli rappresenti plasticamente il fallimento della politica del M5S. Era l'unica città in cui i grillini avrebbero potuto presentare un proprio candidato. Invece non è andata così: Roberto Fico ha rifiutato e il M5S è stato costretto a ripiegare su una figura riformista come Manfredi. Il fallimento è evidente».

Vi ritenete soddisfatti di Manfredi?
«Un candidato del M5S sarebbe stato in continuità con l'amministrazione de Magistris. Invece serve assoluta discontinuità rispetto a un'esperienza politico-amministrativa che è stata un'autentica disgrazia per la città».

Intanto Manfredi, in un'intervista, ha sospeso il giudizio sul sindaco uscente...
«Il giudizio di Manfredi su de Magistris è stato chiaro già quando l'ex ministro ha sollecitato un intervento straordinario dello Stato a sostegno di Napoli. Ora non bisogna abbandonarsi ai tatticismi, ma dichiarare una netta altematività rispetto a de Magistris che si dovrà poi concretizzare in un programma serio, non demagogico, capace di Mandare realmente la città e di strutturare una macchina amministrativa che consenta a Napoli di assumere il suo molo di capitale europea nel Mediterraneo».

Italia Viva appoggerà Manfredi?
«Il partito aveva chiesto le primarie indicando una personalità di valore come Gennaro Migliore. Ora bisogna discutere con Manfredi sui contenuti del programma e sulla discontinuità rispetto a de Magistris. Sono ottimista».

Non vi crea imbarazzo il fatto di ritrovarvi, almeno potenzialmente, al governo della città insieme con i grillini?
«Lo creerà a loro nel momento in cui la rottura con l'era de Magistris sarà evidente. Dal M5S sono sempre arrivati messaggi e programmi in sintonia con quelli del sindaco uscente. Ora serve una discontinuità netta che noi di Italia Viva e le forze riformiste con cui collaboriamo sapremo certamente interpretare».

Qual è il ruolo dei riformisti a Napoli?
«Pd, M5S e LeU, da soli, non vincono. E questo lo sa anche Manfredi. Noi lavoriamo per cucire rapporti con chi ha una lettura delle cose da fare analoga alla nostra. I voti si sommano nel momento in cui le idee convergono. Sembra un vuoto rito politico, ma è cosi che funziona».